La scuola del "cambiamento"
E, dunque, la propaganda ministeriale continua: vengono spacciati per cambiamenti i restauri di facciata! Come si può sostenere davvero di essere intervenuti con modifiche sulla Buona Scuola, quando, invece, se ne conserva tutto lo spirito che la informava?
Togliere come requisito d'ammissione all'Esame di Stato l'obbligo dell'Invalsi, ma conservare la prova, che dovrà comunque essere svolta a marzo dagli studenti, non significa affatto aver "smantellato" la Buona Scuola né essersi interrogati sul senso dei test standardizzati che ammazzano lo spirito critico e non hanno nulla di formativo e non vuol dire neanche aver affrontato seriamente il problema della valutazione che da anni l'Istituto Invalsi cerca di usurpare ai docenti.
Aver dichiarato, poi, di voler ridurre le ore di Alternanza Scuola-Lavoro, non significa per nulla aver affrontato la controversa questione sulla reale utilità dell'Alternanza, soprattutto nei percorsi liceali.
Forse il Ministro Bussetti dovrebbe avere il coraggio di ammettere come stanno veramente le cose: la 107/2015 piace a molti, l'idea della valutazione solletica il primitivo gusto di vedere la scuola spaccata fra docenti di serie A e docenti di serie B (quando, invece, è a monte, con concorsi pubblici seri, che la selezione dovrebbe essere effettuata). E, ancora, il Ministro dovrebbe riconoscere che l'Alternanza Scuola Lavoro non verrà tolta mai più, perché la mentalità produttivistica, di cui l'immaginario collettivo è imbevuto, non può più concepire una scuola in cui si educano i giovani al sapere disinteressato, occorre, insomma, ancorare i contenuti alla realtà concreta, al mondo del lavoro, bisogna educare i giovani a "fare", è necessario renderli competenti (non colti) ... se poi non sanno e se il lavoro non c'è o se i lavori che ci sono oggi domani non esisteranno più, a chi importa?
Cambiamento... Se la scuola insegnasse ai giovani a pensare, a divergere da un sistema che li vuole tutti esecutivi, pronti, al massimo, a mettere crocette sulle risposte esatte, in un mondo in cui, invece, la certezza è solo un inganno, allora sì, ci sarebbe un cambiamento, allora sì la scuola riuscirebbe a insegnare il valore più forte, forse più "scandaloso": la trasgressione più grande di tutte è pensare ( P. Roth, Ho sposato un comunista)
Togliere come requisito d'ammissione all'Esame di Stato l'obbligo dell'Invalsi, ma conservare la prova, che dovrà comunque essere svolta a marzo dagli studenti, non significa affatto aver "smantellato" la Buona Scuola né essersi interrogati sul senso dei test standardizzati che ammazzano lo spirito critico e non hanno nulla di formativo e non vuol dire neanche aver affrontato seriamente il problema della valutazione che da anni l'Istituto Invalsi cerca di usurpare ai docenti.
Aver dichiarato, poi, di voler ridurre le ore di Alternanza Scuola-Lavoro, non significa per nulla aver affrontato la controversa questione sulla reale utilità dell'Alternanza, soprattutto nei percorsi liceali.
Forse il Ministro Bussetti dovrebbe avere il coraggio di ammettere come stanno veramente le cose: la 107/2015 piace a molti, l'idea della valutazione solletica il primitivo gusto di vedere la scuola spaccata fra docenti di serie A e docenti di serie B (quando, invece, è a monte, con concorsi pubblici seri, che la selezione dovrebbe essere effettuata). E, ancora, il Ministro dovrebbe riconoscere che l'Alternanza Scuola Lavoro non verrà tolta mai più, perché la mentalità produttivistica, di cui l'immaginario collettivo è imbevuto, non può più concepire una scuola in cui si educano i giovani al sapere disinteressato, occorre, insomma, ancorare i contenuti alla realtà concreta, al mondo del lavoro, bisogna educare i giovani a "fare", è necessario renderli competenti (non colti) ... se poi non sanno e se il lavoro non c'è o se i lavori che ci sono oggi domani non esisteranno più, a chi importa?
Cambiamento... Se la scuola insegnasse ai giovani a pensare, a divergere da un sistema che li vuole tutti esecutivi, pronti, al massimo, a mettere crocette sulle risposte esatte, in un mondo in cui, invece, la certezza è solo un inganno, allora sì, ci sarebbe un cambiamento, allora sì la scuola riuscirebbe a insegnare il valore più forte, forse più "scandaloso": la trasgressione più grande di tutte è pensare ( P. Roth, Ho sposato un comunista)
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