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Visualizzazione dei post da maggio, 2020

Non è questione di metodo, ma di sfumature.

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Non mi soffermerò sulle criticità della didattica a distanza. Si è detto abbastanza. Della scuola parlano tutti: sui social è un pullulare di pareri, opinioni, giudizi, valutazioni. E tutti sembrano d’accordo su un dato: la scuola ha bisogno di una spinta in avanti, va innovata. E chi nelle videolezioni in questa fase pandemica ha riprodotto i sistemi della lezione frontale, si è “limitato”, cioè, a parlare con gli studenti, ha sbagliato. I ragazzi hanno bisogno di “fare”, devono procedere per “ricerca-azione”, si suggerisce da più parti. L’insegnamento non deve più affidarsi alla parola: è questo il nuovo diktat didattico. Eppure è attraverso la parola, detta, scambiata, a volte ripetuta, pronunciata con passione, che passano conoscenze, sentimenti, emozioni. Con la parola si cresce. Le fiabe servono a questo, perciò le raccontiamo ai bambini. E, invece, oggi la parola è temuta, screditata a vantaggio degli strumenti tecnologici, ritenuti addirittura in molti casi sostitutivi